La Chiesa

All’interno della proprietà, sorge la chiesa di Nostra Signora della Valle. Il Cav. Alberto Piccinini ne ha voluto l’edificazione in loco dell‘antico Oratorio di cui si conserva memoria.

L'esterno

La chiesa è collocata di fronte ad uno spiazzo recintato a cui si accede tramite una delle due stradine nominate “Via della Chiesa” e “Via dei Ciliegi” che hanno origine dall’abitazione privata. Ampi spazi collinari e boschivi la incorniciano facendola dominare sulla magnifica veduta del paesaggio reggiano. La struttura esterna della Chiesa si presenta rivestita in pietra. La pianta è rettangolare con l’abside piccola si trova al semicircolare.

Una grande finestra a tutto sesto sormonta il portale in legno, un’altra più piccola si trova al centro del muro dell’abside. Nelle pareti laterali sono presenti quattro piccole finestre su ciascun lato. Sul lato sud-est, si affianca il campanile a pianta quadrata, formato dalla porta d’ingresso, da un secondo livello sovrastante in cui sono presenti una monofora a sud e una a nord e da un terzo livello circondato da quattro bifore dove è collocata la torre campanaria. L’orologio si trova tra il primo ed il secondo livello. Un tetto spiovente e quattro guglie incoronano il campanile.

L'interno

Le pareti interne della Chiesa si presentano completamente decorate dalle pitture di Roberto Fabbretti e del suo aiutante Valter Franco che durante la creazione dei dipinti, hanno saputo ricreare la stessa atmosfera tipica del cantiere medievale. Il soffitto invece, è composto da travi in legno. Il contrasto dalla semplicità della struttura esterna alla ricca decorazione interna fa apparire il passaggio dell’interno ancora più suggestivo. La tecnica utilizzata per le decorazioni parietali, è affresco “a secco” su una base di fondo gessato applicata sopra l’intonacatura. I dipinti vogliono essere un richiamo alla pittura del 1300, non per niente gran parte dei dipinti quali il ciclo della vita di Cristo e le allegorie dei Vizi e delle Virtù sono un omaggio agli affreschi di Giotto che si trovano nella Cappella degli Scrovegni a Padova. Non si tratta però di copie nel vero termine della parola, bensì di adattamenti di tale scene negli spazi studiati durante la fase iniziale dell’intero progetto.

La tendenza quindi, è stata quella di semplificare le scene, pur mantenendo l’armonia compositiva dei dipinti rispetto agli originali, cercando di ricreare la stessa ingenuità e la stessa semplicità della pittura medievale, e quindi evitando il ricorso all’uso della prospettiva e dei rapporti proporzionali tra i vari personaggi e lo spazio circostante, e utilizzando come Giotto lo scorcio che è in un qualche modo un’anticipazione di prospettiva senza le regole geometriche che la definiscono. Non definiscono. Non per niente Giotto viene definito il primo pittore moderno o l’anticipatore in un modo nuovo di fare pittura. E’ lui che abbandona la pittura bizantina e inizia a dipingere “in volgare”, per usare un’analogia con la letteratura. La sua pittura infatti è estremamente comunicativa e nelle sue opere si nota la ricerca della spazialità, ovvero lo sforzo di far apparire le figure non più piatte e rigide, ma collocate in uno spazio tridimensionale. Anche il ventaglio dei colori della scala cromatica dei dipinti è stato ridotto per contribuire a dare l’idea di una pittura primitiva e facilmente accessibile. Appena entrati, si viene accolti dal tondo della Madonna col Bambino, posto immediatamente sopra le finestre dell’abside, che domina indiscutibilmente la scena.

Subito sotto il tondo e a fianco della finestra ci sono le nicchie dipinte in fondo oro, dove sono rappresentati i quattro evangelisti: Matteo, Marco, Luca e Giovanni, con i relativi cartigli in cui sono iscritti i loro nomi in latino. Ai lati degli evangelisti, c’è la scena dell’annunciazione, con l’angelo nella parte sinistra del muro e la Madonna sulla destra: due figure facenti parte della stessa scena ma divisi dall’abside.

Le pitture sui muri laterali, sono divise in tre fasce: nella prima fascia in basso abbiamo le figurazioni allegoriche dipinte in monocromia dei sette Vizi e delle sette Virtù, intervallate da finto marmo. I Vizi, sulla parete laterale di sinistra, sono contrapposti alle Virtù sulla destra. Nella seconda fascia sono rappresentati alcuni degli episodi più salienti della Vita di Gesù, intervallati dalle finestre sulle pareti laterali. Nella terza fascia, partendo di destra, si possono iniziare a percorrere le quattordici stazioni della Via Crucis. Questi dipinti di formato ovale, sono inseriti in un fondo azzurro stellato, che vuole ricordare la volta della Cappella degli Scrovegni. Tale fondo è pure presente nella parte superiore dell’abside dove alloggia il tondo della Madonna col Bambino. La parete sud della Chiesa, dove è situato il portale d’ingresso, è praticamente la congiunzione delle due pareti laterali, per cui l’ordine di lettura della narrazione pittorica inizia dalla parete di destra, continua sulla parete sud e termina nella parete laterale di sinistra prima dell’abside. L’unica aggiunta sulla parete sud rispetto alle pareti laterali, sono l’inclusione in una composizione a triangolo della SS.Trinità: il Padre, sulla sinistra, rappresentato secondo la tradizione popolare da un vecchio con la barba e i capelli lunghi e bianchi, il figlio, sulla destra rappresentato dalla figura del Cristo, e lo Spirito Santo, al centro, in alto, rappresentato dalla colomba, concetto intangibile ed etereo e quindi dipinto nelle trasparenze della vetrata all’esterno. Per quanto riguarda la rappresentazione della Via Crucis, si è cercato di dare un’impronta stilistica più permissiva e meno restrittiva per quanto riguarda il modello Giottesco o quello medievale.

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